14 Giugno 2018
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14 Giugno 2018

Videointervista a Stylophonic: “Ecco il frutto della mia ricerca nella post disco newyorkese!”

Stefano Fontana, vero nome di Stylophonic, è il protagonista di questa intervista in cui si parla del nuovo album "We Are" e non solo...

Stylophonic
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La musica da ballo è di per sé inclusiva, unisce le persone in un rito quasi tribale, ancestrale, per questo uso il plurale ‘noi’.” Con questo post affidato ai Social, Stefano Fontana, in arte Stylophonic, presenta We Are, il nuovo album uscitolo scorso 8 giugno.

L’album è stato prodotto a New York con Dave Darlington (già a fianco di Sting e Bob Sinclair) e la voce a cui è stato affidato tutto il progetto è quella del cantante folk Kena Anae, originario del Bronx.

We Are si può idealmente dividere in due parti. La prima è composta da brani originati da componimenti che Sylophonic aveva nel cassetto. “Penso sia normale trovarsi in questa situazione, la carriera artistica è una sinusoide e trovarsi alcune volte nella parte bassa della curva è molto interessante, è utile per raggiungere nuove vette creative e soprattutto godere del proprio lavoro con la freschezza di oggi. Io sono un dj e l’approccio produttivo è lo stesso che avevo a fine anni ’80 quando producevo tracce per le label indipendenti inglesi e americane. Spero che venga ascoltato con attenzione ma anche che dia gioia, che faccia ballare”.

VIDEOINTERVISTA A STYLOPHONIC

Abbiamo incontrato Stylophonic a Milano nel suo studio a poche ore dall’uscita del nuovo lavoro. Ecco la nostra intervista in cui ripercorriamo passato e presente.

STYLOPHONIC RACCONTA ‘WE ARE’ TRACCIA PER TRACCIA

Questo album è frutto di un viaggio a New York, era da tanto che volevo registrare con il mio idolo Dave Darlington, lo conobbi attraverso i crediti dei dischi che compravo da ragazzo. Vado spesso a New York per passeggiare e respirare l’aria di Brooklyn, durante le registrazioni andavo a pranzo vicino agli studi ed ascoltavo gli altri musicisti che parlavano per assorbire il più possibile. Credo che il suono di questo disco sia molto newyorkese. Mi sono completamente affidato ad una sola voce, quella di Kena Anae. Il bello di questo lavoro è stato seguire l’istinto e divertirsi avendo come background 30 anni di musica di cui 20 mixate dalle mani magiche di Dave Darlington. La prima parte dell’album fa riferimento a molte demo e campioni che avevo nel cassetto, gli ho riascoltati tutti e ho salvato quello che c’era di buono, una cassa, un riff di basso, una sequenza di moog e da lì sono ripartito con una foga che onestamente negli ultimi anni non avevo più.

Let’s keep those Stylobeat alive!

S.t.y.l.o.p.h.o.n.i.c. (intro)
È l’intro del disco. Ispirato dall’old skool rap dove gli MC scandivano il proprio nome lettera per lettera prima delle loro battaglie, ho pensato di chiedere a Kena di fare la stessa cosa con il mio nome sopra una base che è la premessa del suono del disco! Bassi a bomba, beat fatto con drum machine e tanto groove.

Imagination Funk Funk Funk
E’ il primo singolo ufficiale del disco. E’ basato su un campione che avevo nei miei archivi da vent’anni, non ero mai riuscito a costruirci dentro un loop che mi soddisfacesse, poi un giorno mentre ero in aereo per New York è venuto fuori. Penso che sia un singolo con una freschezza positiva e con un feeling radiofonico. L’ho passato a Kena e tutto è nato nel giro di 48 ore, nella mia esperienza tutte le “hit” che ho prodotto sono venute fuori in questo modo, giocando e fregandomene delle regole imposte dal momento.
Il funk per me è la madre della techno, dell’house, della deep house, della techouse, dell’hip hop, della drum & bass etc. Questa canzone è la mia visone odierna di felicità nel dancefloor!

Working Club Class Hero
Prende il titolo dal brano di John Lennon, ma è dedicato a chi vive nella notte. Sono cresciuto a Sesto San Giovanni, vedevo dalle finestre gli operai che andavano a lavorare, ma poi nella mia vita ho conosciuto anche un altro tipo di “operai della notte”.
I ragazzi che vanno a ballare, usano la loro paghetta mensile per andare in giro nei festival musicali europei o mondiali e ascoltare i propri idoli suonare la loro musica preferita. Ecco questo traccia è per loro, dedicata a loro, la giusta nomenclatura per questo movimento.

Faith
E’ una canzone a cui tengo molto, il tutto parte da un provino di Kena: ho trovato subito molto forte le strofe, avevano qualcosa di magico sia a livello melodico che a livello testuale. Ho costruito un beat molto semplice ma diretto verso ciò che il disco vuole rappresentare overall, cioè un tributo alla musica da ballo moderna prodotta e cantata bene. Abbiamo questo accordo di synth che non molla mai ed il mantra di questo disco, il motivo per cui noi abbiamo e avremo sempre fede!

Faboulous Night
Chi fa il mio mestiere spera che ogni notte in cui lavora sia una “Faboulos night!” In un disco tributo ad un mood musicale, alla club culture, come questo non poteva non esserci una canzone con un titolo simile a ricordare le mie prime notti da spettatore nei club dove suonavano i miei idoli, alle notti dove ero, e sono io, quello che detta il suono della serata. Musicalmente si ispira molto al funk di Parliament, Zapp Band, etc

Look Of Love
Le canzoni d’amore possono avere diversi “abiti sonori”. Questa è una vera e propria canzone d’amore che potrei suonare alle 3 di mattina all’output di Brooklyn. Una canzone con tutti i canoni house del periodo newyorkese anni ’90, pianoforte, beat molto serrato che non concede nulla e fa da ponte alle liriche di Kena che ci racconta l’aspetto e l’atteggiamento dell’amore. Io sono un romantico e questo è uno dei modi in cui lo mostro.

Mine
Uno dei temi che ho voluto seguire in questo disco è stata la produzione di diversi brani che potessero essere suonati in un ipotetico dj set di una serata completa, quindi dalle 23 alle 3 di mattina, more or less.
L’idea è stata quindi di creare beats/canzoni con bpm diversi riferiti sempre ad un sound positivo, groovy, e non legato a nessuna esperienza che non sia il ballo e il divertimento che è alla base di tutto. Per me lo è sempre stato, anche nei momenti bui della vita. Questo approccio è mio! Is MINE!
La struttura di questa canzone è decisamente molto semplice e si basa su un ritornello che si ripete mille volte su un groove molto funk (che, come avrete intuito, è la parola chiave del disco).

Go
Andiamo? Dove andiamo? Per un produttore questa è la classica domanda quando si approccia a creare musica, mille volte ho preso strade sbagliate, altrettante volte pensavo di aver preso strade giuste per poi ritrovarmi in un limbo senza senso “sonoro”. Quindi, fuck that! Ho espresso questo mio pensiero a Kena e lui ha scritto questo testo che esorta tutti a lasciarsi andare con la musica e più in generale nella vita. Il mio GO da questo disco in poi è “Not having rules anymore” il tutto su una base liberamente ispirata ai lavori di Nile Rodgers.

Stylophonic

Houz Of Funk
Su questo pezzo ho veramente poco da dire perché il titolo dice tutto. Si tratta di un tools club, quelli che suono nei miei dj set, mood house con elementi funk, per far saltare la gente nel dancefloor. Ps: abbasso le tracce tutte uguali, questa non lo è!

Dancing Maschine
Quando ci siamo incontrati io e Kena abbiamo voluto fare subito una session ai bass hit studio per capire se avevamo feeling e cosa sarebbe venuto fuori. Ho sempre avuto in mente di fare questa cover dei Jackson Five in chiave più house. E’ un pezzo che io ho amato molto, mi piace l’idea di far conoscere questo brano anche ai ragazzi più giovani.
Il background è tutto, quando parlo con alcuni miei colleghi più giovani che non sanno perché e da dove arriva la musica che suonano nei club, mi viene un brivido dietro la schiena. Il dj deve osare, sperimentare, non aver paura di cambiare e fregarsene, almeno un pochino, dei trend altrimenti rimarremo omologati sempre ad uno stesso sound. Avere più conoscenza di ciò che è stato, sicuramente aiuterebbe questo meccanismo ad alimentarsi meglio e ad essere più dinamico. Penso che la gente si sia un po’ rotta le scatole di sentire sempre le stesse 40 tracce da quasi tutti i djs. Ovviamente è un discorso generale ma quello che mi preme sottolineare è che bisogna prendersi dei rischi, come in qualsiasi lavoro artistico.

Sweet Love
È una delle canzoni d’amore dell’album, personalmente la dedico a mia moglie e ai miei figli, ma il testo è di Kena che si ispira alla sua storia d’amore con la sua compagna. Direi che è un classico, molto Motown nell’approccio al cantato e al testo, pieno di riferimenti iconici. Per quanto riguarda la base mi sono ispirato a Kerri Chandler, un vero eroe del new jersey sound.

Dance Suckerz
Come si è capito New York è la mia città per quanto riguarda il sound e le mie esperienze di vita. A New York ho scoperto l’hip hop, l’electro (non quella schifezza mezza europea con synth giganti da giostre degli anni ‘90), uno dei mostri sacri che mischiava il sound dei Kraftwerk con il mood hip hop newyorkese era sicuramente Afrika Bambaataa. I miei coetanei ascoltavano Tozzi e io Afrika B. Da qui si capisce il perché di una vita diversa. Questa traccia è un altro tools club, un omaggio decontestualizzato, su una brano molto ballabile che prende spunto dalla parte vocale del brano di A. B. Ps: abbasso le tracce tutte uguali, questa non lo è!

2Much4DaHaters
Gli Haters… che dire degli Haters che non sia già stato detto? Fatevi una vita vostra? Scopate di più? Leggete di più? Prendete in mano la vostra vita e dategli un senso? Mah…onestamente non me ne è mai fregato molto, ho una bella vita piena di affetti, amicizie e possibilità che non mi farò mai rovinare dai loro commenti, ma un bella canzone dedicata a loro scritta con Kena mi sembrava opportuna…that’s it!

Dash Me
È la “ballata” del disco, parte da un beat molto acido, lento, è un pezzo che mi piace molto, si sente tutto il sound newyorkese, l’abbiamo prodotta di notte dopo aver cenato e bevuto dell’ottimo vino da Piccolo Cafe, un posto molto importante per la mia permanenza a New York. Abbiamo parlato dei temi importanti della vita, Kena ci ha raccontato del suo vissuto in Africa tant’è che “Dash me” è una frase che arriva dal dialetto Africano della tribù d’origine dei suoi genitori.

Promise Me
Una delle mie produzioni preferite del disco, molto deep, molto intima e armonicamente aperta verso il futuro. E’ la nostra promessa per un futuro migliore, sperando che arrivi a tutti, usando suoni molto delicati come è poi il mio modo d’essere nella vita, non urlare ma parlare con i fatti e sottovoce, chi deve capire o cogliere lo farà, gli altri prenderanno altre strade.

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