17 Giugno 2017
di Interviste, Recensioni
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17 Giugno 2017

INTERVISTA a SILVIA SALEMI: il comeback dopo 10 anni, il mistero del numero 23, Sanremo e la serenità del saper aspettare

Silvia Salemi è tornata. Ecco una lunga intervista in cui si parla del nuovo singolo ma anche degli esordi, di Sanremo, di Carlo Conti e...

silvia salemi
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Silvia Salemi è tornata!

Dieci anni nel mondo musicale, e non solo, sono una vera e propria era geologica! Gli ultimi dieci poi, in particolare, hanno visto il “sistema disco” cambiare completamente con le vendite dei cd sostituite progressivamente ( meno in Italia ) prima dalle vendite digitali e poi dallo streaming e non solo: Le grosse etichette discografiche si sono ristrette essenzialmente a tre poli ( Universal, Sony & Warner ) e per tutto il resto esiste una discografia indipendente che una volta era proprio sinonimo di indie, mentre oggi è probabilmente più mainstream delle stesse major.

A tutto questo va incontro oggi una delle artiste più belle della musica italiana, una delle rivelazioni degli anni 90, una delle voci più personali e riconoscibili sin dalle prime battute e cioè Silvia Salemi, che è tornata sulle scene in questi giorni con un nuovo singolo, Potrebbe essere, che anticipa un album che s’intitolerà 23 ed è in uscita a Luglio.
Del disco e del mistero attorno a questo numero importante per la cantante siciliana ancora non ci dice, riservando però proprio ai nostri lettori un racconto più approfondito tra qualche settimana, ma accetta con me e per tutti voi di ripercorrere la sua ventennale carriera e di spiegarci le tante scelte, spesso anche non utili alla stessa, intraprese nel tempo, partendo proprio da questa nuova emozione di essere tornata a far parlare di sé come musicista, autrice e soprattutto voce

Sono al settimo cielo! Sono contentissima di questo ritorno perché è per me il momento giusto per ritornare.

In che senso è quello giusto?

Perché ho cose nuove da dire, una nuova Silvia da raccontare. Lo so che sono passati dieci anni da Il Mutevole Abitante Del Mio Solito Involucro ( l’ultimo album del 2007 .ndr ), ma avevo bisogno di vivere, di realizzarmi anche come donna e persona; mi ero ripromessa di non fare altri dischi finchè non sentivo di avere davvero esigenza e cose da dire.

Quanto ti hanno pressata negli anni? Parlo dei fans ma anche dei discografici…

I fans tantissimo ma di quel pressing positivo, ricco di energia. Hanno continuato a seguirmi, a venire ai live e sono cresciuti con me. Hanno capito che non potevo fare un disco nuovo giusto per farlo, per esserci. Dei discografici invece non mi è interessato granché. Faccio musica da quando avevo 18 anni e avevo bisogno di dare del tempo prima alla donna.

Un tempo che è stato discograficamente lunghissimo, in cui però ti sei laureata, ti sei sposata, hai fatto due bimbe…

Tutte cose necessarie non trovi? ( Ride .ndr ) . Sai cosa? Quando fai un figlio i primi anni sono fondamentali. Hai messo al mondo uomini o donne del futuro e sai non come saranno di certo ma almeno come vorresti che fossero. In quegli anni devi esserci, non devi perderti i momenti sennò non prenderanno da te quello che credi gli serva, lo prenderanno da una baby sitter… solo che è quello che crede lei gli serva, non tu!

Ti va di ripercorrere con me le tappe fondamentali della tua carriera?

Mi va di raccontarmi per voi, quindi tu conduci ed io ti seguirò.

Sei nata a Palazzolo Acreide, nella Sicilia più Sicilia possibile e quindi lontanissima anni luce dal mondo scintillante della discografia. Quanto è stato complicato partendo da li perseguire i tuoi sogni?

Non più di tanto sai? Perché fondamentalmente ho sempre avuto il mio caratterino e sono sempre stata una persona decisa. Pensa che da bambina un giorno scrissi sul diario che a diciotto anni sarei stata sul palco di Sanremo ed effettivamente a diciotto anni lì stavo. Certo devi uscire dalla culla in un certo senso, corazzarti, affrontare problematiche che se stai a casa ci sono i tuoi che le affrontano per te, ma se hai un punto di arrivo ben definito e lotti, ce la fai.

Ed i tuoi? Sai al sud non è facilissimo far capire che devi seguire la tua strada…

Sono stata molto fortunata. La mia è una famiglia di lavoratori, di levatacce, senza santi in paradiso e soprattutto non certo nel mondo discografico. Però si sono sempre fidati di me e sapevano che restando lì non avrei mai potuto fare passi importanti. Mi hanno lasciata andare amandomi ed appoggiandomi.

Vivi a Roma da anni ormai. Quanto c’è ancora in te di Palazzolo Acreide?

Tutto. Senza il mio paese non sto davvero stare. Per me è casa, è il ritorno a Silvia. Non è per modo di dire o usare retorica, ma quando vado giù mi riapproprio di una parte di me che è la mia base. I colori, i ritmi, i sapori, le sensazioni. Persino la mia fogliolina!

Eh?

Sì c’è un albero a cui sono molto legata che ogni anno produce la stessa fogliolina nello stesso medesimo posto. Quest’immutabilità nel tempo per me è radice.

Mi viene spontanea allora una domanda che avrei sempre voluto farti: nelle tue canzoni ci sono sempre riferimenti al sole ed al mare ma non usati per le rime baciate tipiche delle canzoncine facili; ho sempre avuto la sensazione che fossero per te altro. E’ così?

Assolutamente sì. Per me il mare era lo spazio, era la proiezione, era una dimensione, la mia. Il mare mi definiva, diceva chi ero io, quale era la mia provenienza, il mio essere un’isola. Il mare era per me l’immaginazione. Oggi non ho più bisogno di una cosa intangibile se vuoi per trovare la mia dimensione, perché essa oggi è tangibile ed è la mia realtà, la mia famiglia.

silvia salemi

Approdi a Sanremo tra le novità nel 1996 ma in quella partecipazione Silvia Salemi non è quella che poi abbiamo imparato a conoscere dall’anno successivo, già dal look in cui sfoggiavi un caschettino moro. Se guardi la Silvia nella foto di copertina di quel disco, cosa pensi?

Mi fa tanta tenerezza. Ero una ragazzina. Più che pensare a me penso che potrebbe essere una delle mie figlie tra qualche anno. E poi penso alla tenacia però di quella ragazzina. Per me anche quel disco, così diverso se vuoi, è una grande soddisfazione pure perché diciamo la verità: dischi così mica se ne fanno più?

Che intendi?

Che era suonatissimo e da fior fior di professionisti. Oggi ci si chiude in studio e tutto si fa lì. In quel disco pur leggero se vuoi, c’era sudore, c’era creazione vera.

L’anno dopo sempre a Sanremo, nello strano meccanismo in voga per alcuni anni in cui i giovani dell’anno prima si sfidavano per prendere 4 posti liberi tra i big, a sorpresa ti presenti con un look completamente diverso, uno stile completamente nuovo e sgomini la concorrenza, accendendo tra i grandi…

Non era successo granché l’anno prima e quindi arrivavo da outsider a giocarmi questa possibilità. Però sai, io credo molto che ci siano cose che si combinano e quando ho composto A Casa Di Luca col grandissimo Giampiero Artegiani con cui ho avuto la fortuna di lavorare per diversi anni, mi sembrò subito chiaro di avere non un pezzo ma il pezzo. Era una canzone piena perché era una fotografia di vita. Mi emozionava cantarla, la sentivo vera, reale, c’ero io lì dentro e tanti, tantissimi anche da casa potevano ritrovarcisi. Fu una sorpresa per il pubblico e per le giurie ma io non potevo meravigliarmi che piacesse perché la trovavo bellissima.

Accedi ai Big e le cronache dicono che finisci subito tra i papabili alla vittoria?

In realtà per ben due sere, il giovedì ed il venerdì ero prima in classifica. Poi non si capì come, la serata del sabato scivolai al 4° posto!

Fu una delusione?

Non proprio. Sicuramente vincere avrebbe avuto il suo significato ma uscii comunque soddisfatta perché il brano era un successo e quando la cosa in cui credi tanto conquista il pubblico non può lasciarti insoddisfazione. La critica mi lodava in ogni modo, le radio passavano il brano, le vendite andavano e ci si era pure portati a casa il premio per il miglior testo. Andava bene così.

Poi in estate arriva un nuovo successo, Stai Con Me Stanotte, seconda classificata al Disco per l’Estate che porterà anche al re pack dell’album Caotica. Perché non tenere un pezzo così forte per l’anno successivo?

Indubbiamente anche Stai Con Me Stanotte è un gran pezzo ed arrivò in maniera estemporanea quando la tracklist di Caotica era già chiusa. Poi arrivò l’invito al Disco Per L’Estate e non trovavamo nell’album il brano adatto alla manifestazione, così lavorando un po’ ad alcune cose capimmo che quel pezzo era giusto. Ristampammo chiaramente per esigenze di mercato, ma bene facemmo perché andò benissimo.

Torni a Sanremo nel 1998 da Big conclamata. Anche quell’anno non si dovrebbero svelare le classifiche, ma alla fine vengono rivelate e la tua Pathos si era piazzata quinta…

Per un certo senso quell’anno fu più facile perché a Sanremo mi vollero proprio. Chiamò la mia casa discografica, allora la Bmg e dicendomi che mi rivolevano a Sanremo e se avessi un pezzo. Di brani ne avevo già pronti di diversi ed altri ne arrivarono a seguito di una vacanza/esperienza in Tibet. Così nacque il progetto Pathos tutto, anche se in realtà non ero proprio predisposta ad uscire subito con un disco.

Come mai?

Sempre per ciò che dicevo all’inizio di questa mia chiacchierata. Mi piace uscire quando ho qualcosa da dire, sistemata oltremodo nella maniera che ritengo più giusta. Essere chiamata e sentirsi dire che ti vogliono assolutamente a Sanremo, di mandare quanto prima una canzone che poi vuol dire un disco completo, è una fretta che non fa per me, che non fa poi venire le cose bene. Che poi io avessi già scritto diverse cose, che Giampiero fosse sempre una garanzia di scrittura, era solo una fortuna perché certo è che io non sono fatta per presentare in fretta e furia una canzone e poi dovere costruirci attorno un album in tre/ quattro mesi. Oggi è invece abbastanza comune.

Però affrontare un Sanremo così era anche possibile perché seppur non fosse andato bene , c’erano le altre manifestazione disseminate nell’anno a cui poter prender parte per correggere il tiro…

E’ verissimo. C’erano tante possibilità, c’erano uffici stampa pagati dalla casa discografica, c’erano tante situazioni di cui forse non mi rendevo nemmeno conto. Oggi lo vivo con più consapevolezza e soprattutto con distacco. E non va? Pazienza! Io ho fatto ciò in cui credevo. E’ comunque un mondo basato tutto sul forse e quindi c’è qualcosa che non gira? Va bene, alla sera stacco il telefono e tutti nel lettone. La mia tranquillità è lì, non nella classifica. L’importante è sapere che hai fatto il massimo.

Eppure ascoltando l’album Pathos si evince che il brano dallo stesso titolo, portato al Festival non era forse il più adatto. Magari Odiami Perché era più festivaliera ed anche meno eterea, naturale prosecuzione del disco terreno precedente…

Indubbiamente. La prima scelta era infatti quella. Tuttavia ci fu una riunione in Bmg dove decisero che Pathos era la carta da giocare. Lì subentra anche la giovane età. Non ero convinta ma dissi loro che essendo tutti cervelloni della discografia se ritenevano quella la scelta più giusta, probabilmente così era. Oggi non andrebbe assolutamente così. Oggi non c’è nessuno che può scegliere al posto mio, riunita con coloro che hanno lavorato con me, che conoscono il progetto in ogni dettaglio. Non si può far scegliere a chi nella vita bada ai numeri, non vive la canzone e forse nemmeno le ascolta con attenzione. Oggi se devo farmi male lo faccio da sola col mio team.

Pathos spaccò la critica tra chi la adorò e chi invece continuava a chiedersi che volesse la Salemi. Tu che venivi dall’aver messo d’accordo tutti come la vivesti?

All’inizio malissimo. Poi ebbi una sorta di colpo di reni, capendo che non potevo stare a piangerci su e che dovevo reagire. Trasformai la cosa nella mia mente quasi in un evento comico, facendo da me la parodia della Salemi a Sanremo. Iniziai a prendermi in giro da sola, come quando vai dal parrucchiere e ti sbagliano il colore. Pensa andai anche nella nota trasmissione Mediaset Ciro, Il Figlio di Target, a fare la mia caricatura. Cominciai a riderci su ed alla fine me la feci scivolare.

Nel 2000 L’Arancia è stato per te un disco di svolta: il primo non lanciato a Sanremo e nuovamente diverso, un punto di ripartenza. E’ per te stato un album particolarmente importante?

Altroché. Venivo da un periodo in cui, dopo anni di dischi e concerti, concerti e dischi, non riuscivo più a cantare, avevo dei problemi. Solo quando ricominciai a scrivere, proprio pensando alle canzoni che poi divennero L’Arancia mi accorsi che mi stavo riprendendo e non solo, sentivo un vero rinvigorimento vocale. Lo amo moltissimo ed è stato una rinascita davvero, tanto che nel disco nuovo ho deciso di reinserire solo una canzone dal passato, rivisitata con suoni e band attuali, e viene proprio da questo lavoro ed è Silence.

E L’Arancia è indubbiamente un album scritto in Sicilia, vero?

Assolutamente sì. Parte delle cose le avevo già appuntate nell’estate del 99 e quindi rigorosamente durante una serie di date siciliane.

Per Gioco Del Duende e l’ulteriore Sanremo con Nel Cuore Delle Donne, nel 2003, la sensazione è che non ci fu un’adeguata promozione, quasi come se fossi addirittura ostacolata. Confermi questo mio pensiero?

Allora srotoliamo la cosa. Andavo al Festival per la Sony solo come distribuzione ma il disco era realizzato per una piccola indipendente. Indubbiamente le parti tra loro ebbero un po’ di conflittualità ed alla fine in una situazione del genere ci rimette sempre l’artista, il disco. Oggi quando risento quel lavoro sono particolarmente felice di riuscire a carpire quanto ancora mi rappresenti. E’ un disco fortemente influenzato dai miei studi di Lettere e dagli scritti di Garcia Lorca. Certo non nego che per Sony non ero la priorità in quel Festival… però l’ho vissuta bene, nel senso che la vita è così, ci sono le onde che ti portano in alto ma ci sono anche i momenti di risacca. Ormai ho imparato a non incensarmi nei momenti alti e a non buttarmi giù quando le cose non vanno.

Mi sembra di capire che sei serenissima, che Il Mutevole Abitante Del Mio Solito Involucro abbia trovato la pace nella sua nuova dimensione…

Ma è davvero così! Quando ho inciso quel disco ero già mamma da poco ed avevo proprio bisogno di metter un punto. Considero questo il disco del punto su tutto quello che avevo realizzato.

Come sono cambiati i fans in questi anni?

Sono cresciuti, maturati indubbiamente anche loro. Oggi mi chiedono semplicemente di essere me. Sanno che non sono quella che fa le cose perché deve ma solo perché lo sente. E poi non mi vivono con e per ammirazione perché io non sono per loro una cosa lontana da ammirare, ma sono una che li considera persone, prima di tutto persone.

E oltre che in famiglia come sono stati questi dieci anni?

Mi sono aperta un percorso televisivo che già più volte in realtà mi aveva sfiorata. Presentai nel 1999 Il Gran Ballo Delle Debuttanti al fianco di Pippo Baudo e poco dopo mi chiamarono dalla Rai offrendomi la conduzione di Domenica In che rifiutai perché non mi sentivo pronta. Fu l’edizione che poi fece Romina Mondello. Mi offrirono anche una fiction ma anche lì, dissi chiaramente che non ero un’attrice ed in quel momento senza una preparazione adeguata non era il caso accettassi. Oggi non dico che sono una presentatrice invece, ma insomma, non sono nemmeno quella di 10 o 15 anni fa. E poi non da ultimo sono entrata in diversi contesti a livello sociale, al fianco di diverse associazioni e per diverse cause, dall’ecologia al bullismo, dalla violenza sulle donne ai bambini nei territori di guerra e quello è stato per me un grande segnale di crescita. E’ incredibile quanto s’impari in certe situazioni, quanto si stabiliscano nuove priorità e le giuste proporzioni tra le cose.

silvia salemi

Ed ora questa tua trovata serenità ti aiuta anche a svoltare la paura del forse di un nuovo lancio discografico?

Assolutamente ed in questo dico grazie specificamente anche a Carlo Conti che mi ha insegnato a vivere tutto con il più assoluto garbato distacco dicendomi di metterci tutto l’impegno possibile e se le cose non vanno sai che comunque avrai dato il massimo di te.

Ma quel signore lì che tu hai nominato, ti ha convinto lui a fare Tale & Quale?

Ero al mare e mi ha chiamata la sua autrice Ivana Sabatini che è una donna che adoro, chiedendomi se mi andasse di fare il provino. Sapeva che mi dilettavo nelle imitazioni. Eppure non le dissi un sì, ma titubai argomentando che ero fuori dalle scene da parecchi anni, che le bambine erano ancora piccole e che se anche poteva rivelarsi un’ottima occasione per rientrare avevo bisogno di pensarci. Ricordo che era la notte del 23 Luglio… e tutte le volte che c’è il 23…

23… come il tuo prossimissimo disco?

Sì ma non distrarmi, non ti dico altro… per il momento! Pensai comunque prima di prender sonno che ero proprio una stupida! Mi stavano offrendo il programma più visto della tv, più premiato, più chiacchierato, ma quale migliore occasione avevo per rientrare. Mi volevano pure per giunta, mi avevano cercata e così ho deciso di sì e da allora non mi sono più fermata.

Il ricordo più forte che hai della partecipazione?

Quando provando l’imitazione di Lady Gaga mi trovai a tre metri da terra, sostenuta dai ballerini e fui colta da paura e proprio Ivana diede lo stop e mi disse: “di cosa hai paura Silvia. Sei in Tv, stai cantando e ballando, hai l’occasione di divertirti, di vestirti come tante persone diverse, stai lavorando divertendoti, giocando con i ruoli, insomma lasciati andare, goditela”! E da lì mi sono davvero iniziata a divertire.

Quanto aspettavano le tue figlie le tue imitazioni?

Mamma! Andavano a letto anche a mezzanotte! Non richiedevano personaggi però quando tornavo a casa col nuovo artista da imitare la domanda era sempre la stessa: “mamma ma questo non è difficile”?

Ma un uccellino, anche se so che non ammetterai, mi ha invece detto che sempre quel signore lì, Carlo Conti, quest’anno ti voleva a Sanremo….

Eh! Diciamo che… ci siamo incontrati per ascoltare un brano. Lui chiaramente nella mente aveva già in mente il collage di artisti… e tra questi c’ero anche io. C’è stato un passaggio in cui lui si aspettava un mio brano e che per altro io gli ho fatto anche ascoltare, però il disco non era pronto e non lo sarebbe stato per altri mesi. Così abbiamo assieme valutato i tempi e ci siamo resi conto che forse non era il momento. Inoltre io avevo in uscita il programma Piccole Luci sempre a Febbraio. Ragionando su tutte queste cose abbiamo lasciato entrambi cadere la cosa. Certo, per essere sincera, se mi avesse guardato con gli occhi luccicanti di un innamorato dicendomi che senza di me proprio non si poteva fare, magari avrei mandato all’aria tutto e lo avrei fatto!

Quante tracce conterrà 23?

Ne conterrà dieci, ma non ti dico di più, è inutile! ( ride .ndr )

Hai girato il video di Potrebbe Essere, ce ne racconti? (ve lo abbiamo presentato in anteprima esclusiva su All Music Italia qui)

L’ho girato con il re dei videoclip Gaetano Morbioli. Non c’è una storia perché lui stesso mi ha detto che tornando dopo diversi anni non c’era bisogno di distrarre il pubblico ma di puntualizzare su chi sono io, come sono; una sorta di ecco questa è Silvia Salemi oggi.

Cosa ti ha spinto a scegliere come comeback proprio questa canzone?

Il Sound, assolutamente il sound. Quel mondo, quegli archi… E’ una canzone che è nata musicalmente un anno fa. Ce l’avevo dentro. Doveva esser quella.

Hai anche cambiato completamente team di lavoro…

Sì del tutto. Ho scelto di lavorare con la band che mi accompagna anche in tour, con cui c’è un’intesa perfetta. Con loro anche i miei brani vecchi rivivono con le sonorità attuali.

E adesso la programmazione dove ti porta?

Ci sono tantissimi eventi promozionali, sia televisivi che radiofonici. Alcuni premi a cui prenderò parte e poi tanto, tanto altro. E’ un’estate fortunatamente piena.

E le bambine e le vacanze che si fa?

E loro hanno sempre un bel posto dove stare, che sai sono appunto i posti miei di cui parlavamo prima. Io vacanze indubbiamente quest’anno un po’ meno, ma va bene così.

Ed allora non ci resta che aspettare 23, che dovrai raccontarmi dettagliatamente..

Con vero piacere, promesso.