11 Settembre 2018
di Scrittore
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11 Settembre 2018

Intervista a Sananda Maitreya: “Perché ho smesso di essere Terence Trent D’Arby” (versione italiana)

Il nostro Federico Traversa ha incontrato per noi un artista internazionale che da anni vive nel nostro paese, Sananda Maitreya

Sananda Maitreya
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Il nostro Federica Traversa ha intervistato per noi oggi un artista iconico della musica internazionale ormai da diversi anni italiano d’azione in quanto stabilitosi in pianta stabile a Milano… Sananda Maitreya un tempo conosciuto come Terence Trent D’Arby.

Icona del soul e del R’n’B, a cavallo tra gli 80 e 90, ha venduto oltre 20 milioni di dischi prima di scaricare il mondo delle major, trasferirsi a Milano, sposare un ragazza italiana – l’architetto e volto televisivo Francesca Francone – e cambiare legalmente il proprio nome in Sananda Maitreya.

Oggi, nonostante gli vengano offerti moltissimi soldi per tornare ad esibirsi come Terence Trent D’Arby, il musicista originario di New York continua a realizzare dischi rock sperimentali a nome Sananda Maitreya ed è recentemente partito in tour per i piccoli club per presentare il monumentale album Prometheus e Pandora; ad accompagnarlo, oltre a una band rodata e alle sue amate Fender, c’è anche la nostra Luisa Corna.

In questa intervista esclusiva ci svela la sua infanzia difficile, il passato da pugile, l’educazione militare, il successo planetario, la sua spiritualità dilagante… e un sacco di altre cose

Sei cresciuto fra Manhattan, Chicago, Daytona, Orlando poi l’Europa, Londra e un sacco di altri posti. Quanto questi spostamenti in età formativa hanno influenzato la tua musica rendendola così ricca di sfumature?

Prima di vivere in tutti questi posti la mia immaginazione mi aveva già portato in giro per il mondo molte volte. Essendo di sangue misto sono naturalmente predisposto a sentirmi a casa in molti luoghi. La mia musica riflette il mio comfort nel MONDO. Non parlo molte lingue straniere, ma la mia musica parla tutte le lingue del mondo.
Se non posso dire tutto, non dirò nulla.

Ho letto che da ragazzino hai fatto pugilato con eccellenti risultati. Cosa ti ha insegnato lo stare sul ring?

La boxe mi ha insegnato a stendere l’avversario! Inoltre mi ha fatto capire che sarei stato molto più a mio agio a cantare di fronte a un bel pubblico, invece di farmi prendere a pugni in faccia da un uomo sudato con la schiena pelosa!

Successivamente sei entrato nell’esercito, sei stato mandato in Germania salvo poi essere congedato con disonore per esserti allontanato senza permesso. Come mai la scelta di arruolarti? E come ti sei trovato con regole e regolamenti?

L’esercito Americano è stata l’educazione migliore che abbia mai ricevuto. Eravamo fatti l’uno per l’altro. Avevo bisogno di una forte figura paterna da combattere e con cui ribellarmi per provare la mia stessa forza. L’esercito mi ha dato proprio questo. Io sono un guerriero e avevo bisogno di un’educazione da guerriero.
Ho perso mio padre molto presto e avevo bisogno di un posto dove piangere ed elaborare questa perdita per DIVENTARE io stesso mio padre. Devo molto all’esercito.

Avrebbero potuto prendermi a calci nel sedere più di quanto non abbiano fatto, ma in qualche modo hanno mostrato abbastanza misericordia nel farmi sapere che capivano il mio percorso.
Grazie alla mia permanenza nell’esercito e all’educazione ricevuta in campo militare, in seguito sono stato in grado di confrontarmi con altre importanti istituzioni senza dovermi castrare.

Nella tua precedente vita artistica hai ottenuto un successo planetario diventando per un periodo – insieme a Prince e Michael Jackson – il musicista afro-americano di maggior successo del pianeta. Come hai vissuto quel periodo? Com’è stato essere famoso quasi quanto la Coca Cola?

E’ stato come risvegliarsi nei panni di un Dio dell’Olimpo. Sono nato sulla cima della montagna, senza mai aver dovuto veramente scalarla, semplicemente mi sono svegliato lì. Il problema è che, quando nasci in cima alla montagna, non ti rimane niente di interessante da fare se non scendere. Gli Dei si annoiano molto facilmente, il rischio è quello di non sentirti più sfidato per via dei tuoi PRIVILEGI, ma di cacciarti nei guai e nelle difficoltà al fine di fare cose degne del tuo “TEMPO”.
QUANDO SEI NATO IN CIMA ALLA MONTAGNA, DOVE ALTRO PUOI ANDARE? Ad ogni modo, il mio successo mi è sembrato naturale. Dio mi ha promesso che avrei fatto grandi cose nel mondo, quindi ho creduto in lui, certo di avere successo.
E lasciami dire che ho avuto il massimo rispetto per gli altri artisti che hai citato.
Sono stato un grandissimo fan di entrambi e delle loro opere.

Quando si è una star di fama mondiale ai livelli che hai raggiunto tu si subiscono tante pressioni. C’è la casa discografica che ti pressa perché tu ripeta all’infinito il tuo singolo di maggior successo. C’è la stanchezza, la gente che ti adula facendoti vivere fuori dalla realtà. E poi le droghe, l’alcool, le donne che ci stanno, gli eccessi… Come si gestisce tutto questo senza diventare matti?

LA BIBBIA ci dice che “A CHI MOLTO E’ DATO, MOLTO E’ RICHIESTO”.
Quindi sono consapevole che NONOSTANTE IL NOSTRO DIRITTO DI LAMENTARSI (che tutti coloro che “fanno il lavoro” sono obbligati ad avere), è chiaro che “Il vestito è tagliato per adattarsi al tessuto”.

Fin dalla prima infanzia ho sempre creduto di essere in missione, come inviato dal cielo e che la mia vita fosse sempre stata guidata dagli Angeli e dalla Volontà del Signore, quindi sono consapevole che non mi sarà mai dato da fare più di quanto io possa elaborare e gestire. Sono un figlio di puttana molto forte e resiliente, in grado di gestire qualsiasi cosa il mio lavoro mi richieda di fare. Dato che ho sempre sentito di far parte di un quadro molto più ampio, non ho mai dimenticato la mia missione e quindi non mi sono fatto consumare dalla droga o da qualsiasi cosa potesse in qualche modo rendermi meno efficace ed efficiente come strumento di armonia.

All’apice del successo hai interrotto il tuo rapporto con la Columbia restando 6 anni senza pubblicare nulla. Tra l’altro una cosa molto simile capitò anche a Prince e George Michael. Come hai gestito questo momento complicato?

Sono riuscito a mediare capendo che, per quanto difficile fosse, era semplicemente UN RITO DI PASSAGGIO che in qualche modo DOBBIAMO TUTTI attraversare. Probabilmente si è trattato di alcuni rituali massonici codificati nel sistema. Le storie epiche greche ci dicono che TUTTI GLI EROI DEVONO ESSERE SUCCUBI DEL LORO AMORE! Quindi se gli Dei e le Dee greche hanno sofferto, chi siamo noi per pensare di esserne esenti? Nella sofferenza il nostro amore cresce e così anche tutto ciò che amiamo. E se non siamo pronti a soffrire per amore, allora non ne siamo degni.
E ricorda, le case discografiche sono realtà fredde come pietre. Niente di personale ovviamente, lo sono punto e basta.

Nel 2001, dopo un lungo silenzio discografico, sei tornato con l’album WildCard e un nuovo nome: Sananda Maitreya. Sananda mi pare voglia dire ‘rinascita’ in sanscrito. E rinascita è stata con dischi ispirati e una rinnovata voglia di giocare con la LILA, il gioco della vita. Da cosa è iniziato questo cambiamento?

Ciò che ha dato il via al cambiamento è stato il cambiamento dei giochi stessi.
Non mi riconoscevo più e ho pregato per una risoluzione e per una nuova vita. 
Sono stato ispirato da alcuni sogni a CAMBIARE IL MIO NOME e questo mi ha permesso di modificare il mio karma, dandomi un nuovo inizio; anche se si è trattato di UNA NASCITA MOLTO DIFFICILE. Ero diventato nient’altro che un patrimonio, un asset aziendale. Il problema era che io mi sono sempre considerato molto più importante di un nome scritto su una pila di libri e ad un certo punto mi sono finalmente svegliato per rendermi conto di aver perso la proprietà della mia precedente identità che era diventata invece PROPRIETÀ di altri interessi (lontano dai miei).

RIFIUTO DI ESSERE UNO SCHIAVO per tutto tranne che per AMORE.
Ho quindi accettato il consiglio degli Angeli apparsi nei miei sogni e cambiato il mio nome senza mai guardarmi indietro.
Mi manca quella vecchia vita? SOLO NEI MOMENTI IN CUI NON MI SENTO DEGNO DI QUESTA VITA. Altrimenti, assolutamente no, se la possono tenere!

David Lynch – quando stavamo scrivendo ‘Boom-Viaggio nella Meditazione Trascendentale’ – mi ha detto che l’inferno e il paradiso sono dentro di noi. Limitare il primo ed abbracciare il secondo è compito dell’uomo illuminato. Sei d’accordo?

Non posso suggerire ad un altro Buddha come descrivere gli stati d’animo che si hanno conosciuto e vissuto. Se Master Lynch dice questo, deve essere vero anche per gli altri. Arriva un punto in cui il lavoro di un uomo illuminato è lo smettere di giudicare QUALSIASI STATO si stia vivendo e semplicemente esserne il ‘Testimone’. Possiamo giudicare ciò che è dentro di noi, MA ‘IL LAVORO’ è l’INTERO OBIETTIVO dell’esercizio stesso.
Conosco molti maestri illuminati che trovano la PACE molto noiosa e non abbastanza impegnativa, quindi scelgono di vivere delle vite piene di sfide.
Il Maestro Lynch si sarebbe certamente identificato con quello che sto dicendo. Quindi sì, il paradiso e l’inferno sono dentro di noi.
E alcuni di noi sono più pronti a scatenare l’inferno di altri. Alcuni Yogi sognano di sedersi in cima a montagne pacifiche. Altri invece di dare calci in culo fino a quando non vedono la luce.
LO SCOPO E’ QUELLO DI ARRIVARE, poi il come ci arriviamo è importante solo per la narrazione della storia.

Qui da noi in Italia hai trovato l’amore, ti sei sposato, sei papà di 2 bambini e vivi a Milano da tanti anni. Oggi però il nostro paese è attraversato da pericolosi rigurgiti neofascisti, pregni di razzismo e disuguaglianza. Da papà di 2 ragazzi che hanno nelle loro vene sangue di 
tante razze e culture diverse sei preoccupato?

No, non sono per niente preoccupato. I miei figli non sono misti, sono semplicemente ITALIANI. Né la loro cultura milanese, né loro stessi considerano il concetto di “essere misti”, fatta eccezione di avere un padre americano.
Io non sono afro-americano, la mia stirpe non ha origini vicine all’Africa, io sono un nativo americano aborigeno. E nella generosità del nostro spirito abbiamo incluso sia le tribù bianche che quelle nere nella nostra stirpe, siamo a favore di entrambe.
In effetti, la maggior parte dei cosiddetti “afro-americani” sono politicamente ciechi rispetto a chi sono. La maggior parte dei loro antenati proveniva dall’AMERICA e dalla Meso-America, non dall’Africa.

Quindi non mi faccio il lavaggio del cervello a pensare in termini di razza o di essere “Misto” poiché tutti gli uomini sulla terra sono misti e nessuno si può davvero permettere di ironizzare su questo tema: SIAMO TUTTI APPARTENENTI AD UNA STESSA RAZZA, LA RAZZA UMANA, il resto sono etnie. E tutte le etnie discendono a loro volta da altre etnie.
Quindi non è un problema di come si vedano i miei figli, si vedranno come italiani, milanesi, juventini, qualsiasi sia l’ordine o la priorità che vorranno loro stessi dare a questa lista.

E’ più importante ricordare che nella maggior parte dei casi, le persone ti vedono esattamente come ti vedi tu stesso. Siamo tutti proiezioni della nostra programmazione e immaginazione. Io non mi considero né una vittima, un ostaggio o uno stereotipo, né una figura da compiangere, e credo che tutti siano d’accordo. Ma piuttosto, trovo che QUANDO SEI TU A SAPERE DI ESSERE UN UOMO, E TI PONI VERSO LA VITA COME UNA VERA PERSONA E NON COME UNA CARICATURA, allora puoi andare OVUNQUE in tutto il mondo e sentirti al sicuro tra gli uomini, e forse anche magari un giorno essere osannato da loro.
Tutti noi siamo in grado di vedere oltre le questioni di razza quando siamo invitati a farlo. E per quanto sia un cliché, L’AMORE CAMBIA TUTTO.

Riguardo al fatto che io abbia o meno paura, QUESTO È IL MIO MONDO, PERCHE ‘DOVREI AVERNE PAURA? In realtà penso che se c’è qualcuno a dover avere paura, dovrebbero essere gli altri e non io, io so chi sono quindi non c’è una dannata cosa di cui aver paura se non il fatto di annoiarsi o di compiacersi troppo.

è vero che a inizio carriera hai preso ad esempio e modellato il tuo carattere su Muhammad Ali?

Il gran maestro Muhammad Ali rimane una influenza fondamentale per me. Mi ha insegnato lezioni di vita molto preziose. E’ stato per me il Supereroe perfetto al momento giusto. Potrei solo aver esagerato un po’ quando lo imitavo durante la mia gioventù spericolata.

Quando sei più ispirato a comporre?

Non c’è un modello preciso. Una buona regola è che l’ispirazione molto probabilmente arriverà esattamente quando la situazione per assecondarla è scomoda, quindi nei momenti più impensabili.
E il più delle volte se sei di umore favorevole, rimani in quello stato per un po’.

Dopo 35 anni di esperienza come autore e scrittore, nella mia evoluzione penso di aver pagato abbastanza tasse, quindi se ho voglia di invocare lo spirito della scrittura lei arriverà. Se voglio scrivere una canzone, normalmente si farà viva in un paio di giorni, pronta per funzionare. È la musa.

Potessi realizzare il duetto dei tuoi sogni con artisti di ogni era, inclusi quelli morti, quale sceglieresti? Personalmente mi sarebbe piaciuto vederti duettare con Little Willie John, Sam Cooke oppure con qualche bluesman indiavolato tipo Blind Lemon Jefferson.

Penso che io e Whitney avremmo creato una situazione molto cool, ma all’epoca entrambi eravamo circondati da idioti.

Dove pensi che andrà in futuro la tua musica?

La direzione della mia musica seguirà sempre la direzione dei 4 venti. Loro sono i veri autori del mio lavoro. Il resto sono solo io che mi gratto la testa e le palle contemporaneamente e ne ricevo il merito!

 

Credits Photo : Manuel Scrima for TreeHouse Publishing