1 Marzo 2018
di Direttore Editoriale
Condividi su:
1 Marzo 2018

SANREMOYOUNG: “ti svegli al buio e senti il grido di quegli innocenti?” come gli agnelli de Il Silenzio degli Innocenti i ragazzi nel programma

A due settimane dal lancio del talent show per Millennials, SanremoYoung, ecco un analisi di quello che, secondo noi, non va in questo show

SanremoYoung
Condividi su:

Clarice, ti svegli ancora al buio e senti il grido di quegli innocenti?

Queste parole, pronunciate da Hannibal Lecter all’agente del FBI Clarice Starling (Jodie Foster) nel Thriller premio Oscar del 1991, Il Silenzio degli innocenti, hanno cominciato a balenarmi nella testa più di una settimana fa dopo aver guardato la prima puntata di SanremoYoung, il nuovo talent show per adolescenti condotto da Antonella Clerici su Rai 1… ho una mente contorta lo so, ma comunque le ho lasciate rimbalzarmi in testa senza imprimerle su “carta digitale” perché si sa come è fatta la televisione, spesso un nuovo show necessita di rodare per assestarsi. Così non è stato secondo me e, dopo aver guardato anche la seconda puntata, non ho potuto più trattenermi dallo scrivere.

Apriamo una piccola parentesi sulla metafora (abbastanza cruda) iniziale. Ne Il Silenzio degli innocenti l’agente Clarice cerca di catturare un assassino seriale con l’aiuto del celebre psicologo cannibale rinchiuso in carcere ma finisce per essere psicanalizzata dallo stesso. Nei colloqui le viene riportato alla mente un trauma infantile che l’ha segnata… il massacro spietato di tanti agnellini innocenti perpetrato dal padre dinnanzi ai suoi occhi… da qui la frase in apertura a questo articolo… “Clarice, ti svegli al buio e senti il grido di quegli innocenti?

Ma cosa c’entra Il Silenzio degli innocenti con Sanremo Young vi starete chiedendo…
Parto con una premessa, sono sempre scettico nei confronti dei programmi televisivi o dei concorsi canori che schierano in campo ragazzi sotto i 16 anni… è più forte di me, sono convinto che questi ragazzi (e in qualche modo anche i loro genitori) non abbiano i mezzi strutturali per affrontare un bagno di popolarità ed uscirne senza le ossa rotte o, al contrario, troppe aspettative. Ripetere che in tv che le porte in faccia fanno bene non serve a molto, se non a lavarsi la coscienza, la delusione per una sconfitta fa parte dell’animo umano. Oltretutto, come spiegherò meglio più avanti, nel nostro paese i ragazzi così giovani non hanno una collocazione discografica a differenza di molte altre realtà musicali, vedi gli Stati Uniti ad esempio.

In queste due settimane da spettatore mi sono sentito un po’ Clarice de Il Silenzio degli innocenti, totalmente impotente mentre assistevo alla messa in onda di questo “piccolo Sanremo” che schiera ragazzi tra i 14 e i 17 anni perché a Sanremo Young, non so voi, io sto vedendo 12 ragazzini mandati al macello come agnellini insieme ai loro sogni.

Poco conta in questo ragionamento, e lo dico per i malpensanti, che nel programma ci fosse anche un cantante, Matteo Markus Bok, di cui questo sito ha scritto spesso trovandolo molto dotato. Personalmente non ero d’accordo facesse questo show e trovo giusto sia uscito non avendo dato il meglio di sé.

Detto questo,cosa non mi è piaciuto del programma? Farei davvero prima a dire cosa mi è piaciuto, ma ci provo…

Non mi piace questo meccanismo della gara con eliminazione degno dei “talent show adulti”. Anzi doppie eliminazioni, due ragazzi lasciati a casa per ogni puntata perché lo show durerà solo 5 settimane. Non sarebbe stato meglio portarli tutti in finale? Certo poco televisivo, ma anche meno traumatico… le porta in faccia nella vita fanno bene forse, ma magari non sbattute (pur se in alcuni casi con garbo) da una giuria di ben 10 personalità della musica e dello spettacolo.

Onestamente non capisco nemmeno il perché di una giuria, ops Academy, così vasta… 12 concorrenti (ora già scesi ad 8) e 10 giudici con approcci molto, troppo diversi tra loro, che spesso nel muovere critiche hanno confuso maggiormente le idee ai ragazzi più che dar loro consigli costruttivi.

Ho trovato a fuoco solo la Maionchi (precisa e diretta come sempre nell’esprimere il proprio giudizio) e Marco Masini (l’unico che ha cercato di rendere la critica sempre costruttiva e articolata, anche “scontrandosi” con il direttore d’orchestra quando necessario). Un paio di loro li ho visti troppo accaniti verso questa nuova generazione social come se fosse una colpa dei ragazzi stessi il mondo in cui la musica si muove in gran parte oggi. Critiche che ho trovato inutili visto che il lato social dei ragazzi è stato messo in evidenza dalla produzione stessa del programma e nelle clip di presentazione trasmesse in ogni puntata è stato chiesto ai ragazzi di parlare dei loro social, dei follower e dell’andamento degli stessi. A questo punto criticate il programma in cui state giudicando anziché i ragazzi no? L’avrei trovata un’azione più coerente e coraggiosa…

Infine, ma potrei andare avanti ancora per molto, non ho capito la scelta delle canzoni. Scelta operata ovviamente dagli autori e non dai ragazzi.

Tralasciando il fatto che nel programma sarebbero dovute essere protagoniste canzoni del Festival di Sanremo (da qui il nome) ma poi la definizione “canzone di Sanremo” si è allargata a qualsiasi brano coverizzato o cantato sul palco del Festival (quindi tutta la musica italiana o giù di lì), continuo a non trovare il senso di assegnare a personalità così giovani che, probabilmente, ascoltano Sfera Ebbasta, Emma, Francesca Michielin (piuttosto che Rihanna o Ed Sheeran, ma l’internazionale non è contemplato nel format), canzoni che tutti dovrebbero conoscere, per carità, ma spesso troppo “elevate” e mature rispetto all’età dei ragazzi in gara.

Perdonatemi ma io non ce la faccio proprio a sentire un 16enne cantare La Cura piuttosto che Il Pescatore di De André, Adagio e via dicendo… sono parole troppo pesanti in bocca a dei ragazzini, parole che necessitano di un minimo di vissuto per essere cantate come Dio comanda… la tecnica non è tutto, l’acuto non è tutto, l’intonazione non è tutto… un cantante, o aspirante tale, deve esprimersi attraverso qualcosa che sente vicino a se stesso. Punto.

Lo so, lo show richiede brani popolari, perché il pubblico vuole ascoltare quelli… ma questa regola insegui share è giusto applicarla anche quando di mezzo ci sono dei ragazzini? Non ne sono così convinto visto che tra l’altro, a differenza di Amici, lo show non ha nemmeno una fase preparatoria in stile “scuola”.

Del resto i precedenti parlano chiaro andando a guardare i passati show canori con giovanissimi cantanti protagonisti. In otto edizioni di Ti lascio una canzone e in quattro di Io canto si sono “salvati” solo i ragazzi de Il Volo, e non certo grazie alla tv. Per il resto deserto e diversi ragazzini che non hanno vissuto serenamente il dopo-tv (chiedere a Christian Imparato per esempio). Non bastava questo a far accantonare subito l’idea di un programma come Sanremo Young?

Evidentemente no. Però io sento le urla degli agnelli… starò invecchiando.