5 Dicembre 2014
di Direttore Editoriale
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5 Dicembre 2014

Grazie ad AMARA credo ancora nella musica e in chi la insegue con tenacia

Area Sanremo si è conclusa ed io ho avuto il privilegio di conoscere questo luogo il giorno e la notte ed ho imparato da Amara una grande lezione di vita

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Questo non è un editoriale da direttore… è un foglio di un diario confusionario con troppe emozioni, troppi stati d’animo e sì, anche qualche lacrima che ha macchiato la carta e sbavato l’inchiostro… ed ho imparato una grande lezione da una delle vincitrici, Amara.
Quindi proprio no, è tutto tranne un editoriale da direttore, ma è sicuramente un “editoriale di All Music Italia“…

Ho avuto il piacere di passare qualche giorno al Palafiori di Sanremo proprio in quei giorni così vivi, nervosi e vibranti di musica che sono quelli delle selezioni finali di AREA SANREMO… ed ho visto tutte le facce della musica… della nuova musica italiana.

Ci sono due mondi paralleli nei giorni delle selezioni di Area Sanremo.
Il giorno vive dentro al Palafiori dove gli aspiranti cantanti aspettano in una stanza il loro turno per esibirsi. La tensione nell’aria è tangibile, del resto da lì a poco quattro persone con una professionalità e una credibilità artistica di tutto rispetto li squadreranno da capo a piedi, li ascolteranno cantare e giudicheranno la loro esibizione e la canzone in cui ognuno di loro ha creduto così tanto da sceglierla come propria identità musicale da presentare al festival più importante d’Italia.

Quella stanza è un cubo di Rubik dove i colori sono stati tutti mescolati tra loro: personalità, emozioni e sensazioni diverse e simili allo stesso tempo.
C’è chi vince la tensione chiacchierando e scherzando con i compagni, c’è il ragazzo che cammina nervosamente avanti e indietro per la stanza ripetendo come un mantra il testo della propria canzone con addosso l’ansia di chi ha il terrore che diventi una pagina bianca proprio nel momento meno opportuno, c’è chi con le cuffie alle orecchie ascolta la propria canzone ed è totalmente estraniato dal mondo che lo circonda, come un alieno tra la gente… ma è solo concentrazione, c’è la ragazza con il foulard a turbante che cammina sicura per la stanza bevendo caffè ed offrendone uno a chiunque si avvicini alla macchinetta… e poi c’è chi si rinchiude in bagno e inizia a fare dei vocalizzi degni di Whitney Houston… strani suoni che rimbombano per tutto il piano scatenando l’ilarità degli altri ragazzi.
Poi ti chiamano e tutto cambia. Il sorriso spesso diventa più tirato, la tensione si fa sentire perché in pochi secondi sei in un altra stanza questa volta su di un palco con i fari puntati solo su di te e davanti la giuria… dietro di loro i discografici. E sai che hai poco più di 3 minuti e mezzo per dimostrare chi sei e chi vuoi diventare. Per metterci l’anima e convincerli. A qualcuno riesce in modo naturale, del resto è solo una canzone che hanno ormai cantato centinaia di volte a casa propria o in studio di registrazione, ad altri viene più difficile perché in quei quasi quattro minuti c’è il lavoro di mesi, a volte di anni. C’è una possibilità concreta di poter vivere della propria arte e allo stesso tempo la paura di non farcela… e ci sono quelle quattro persone che dovranno decidere, e non è detto che quello che decideranno o vedranno in te sarà giusto… così come non è detto che sarà colpa tua se questo accadrà.
Questo è il mondo di Area Sanremo di giorno. Un mondo per nulla diverso da qualsiasi altro concorso canoro. Nemmeno tanto distante dalle selezioni che ormai tutti possono vedere nei talent show in tv (anche se questo posto, almeno per ora è molto lontano dal clima di un talent show)… le dinamiche sono le stesse, le sfumature delle emozioni non cambiano.

Ma ci sono casi in cui Area Sanremo vive anche di notte.
Quando tra i partecipanti scatta qualcosa che va oltre la competizione. Quando nasce quella sintonia tra persone che parlano attraverso la musica anche quando non parlano di musica.
E’ qualcosa di difficile da spiegare a parole… semplicemente si trovano tra loro, si riconoscono e sfruttano ogni minuto di questa esperienza per assorbire come spugne da chi come loro è predisposto a farlo.
Nascono serate di confronto e dialogo davanti ad un caffè, un bicchiere di vino, un amaro e, per qualcuno, una tisana. E in quel momento guardi questi ragazzi e capisci tante cose.
Capisci che quando andranno via da questo posto, anche se “sconfitti”, non andranno via a mani vuote.
Capisci che il giorno dopo pregheranno fino all’ultimo momento di sentire nominare il proprio nome, perché è giusto così… ma sai anche che se al posto del proprio nome sentiranno quello di qualcuno che hanno imparato a conoscere, a capire e per cui provano stima artistica… esulteranno ugualmente….con cuore leggero e sincero.
Capisci che in realtà non saranno solo i corsi ad avergli insegnato qualcosa alla fine di questa avventura, ma soprattutto la loro propensione alla condivisione… perché la musica viene sempre trasformata in competizione in tv, nei concorsi, nelle classifiche… ma qualche volta diventa un duetto… un coro… una jam session… e se questo accade allora anche se la “sconfitta” è sempre cocente e difficile da mandare giù, alla fine non sei tornato a casa a mani vuote.
A queste persone io auguro il meglio perché sono in grado di trasformare una gara in una maratona da correre ognuno al fianco dell’altro… e vinca (speriamo) il migliore.

Non sempre ad Area Sanremo però il migliore ha vinto negli scorsi anni… non sarò di certo io ad essere ipocrita e dirvelo… ci sono stati tormentoni “estivi” fallimentari, persone che non avevano nemmeno un progetto discografico non dico in mano, ma almeno in mente, che si ritrovavano su un palco con solo una canzone. No, come in tutte le gare non sempre vince il migliore.
Quest’anno è successo…
La ragazza col “turbante” che camminava con passo sicuro per la stanza bevendo ed offrendo caffè è salita su quel palco per la sesta volta… ha aperto la bocca, l’anima e il cuore esplodendo di musica ed energia riversandola su quella giuria che ha affrontato a muso duro per sei anni.
Una giura che ogni volta aveva un volto diverso ma che 5 volte su sei l’ha consacrata unanimemente vincitrice di questa manifestazione fino a quando qualcun altro arrivava e decideva che no, il palco dell’Ariston non era per lei. Ma non questa volta!

amara

Questa volta la musica ha vinto ed Amara salirà su quel palco e avrà la sua possibilità di farsi sentire. E sarà finalmente il pubblico a giudicare a quel punto.
Il sottoscritto ha conosciuto Erika (il vero nome di Amara) qualche anno fa ad Area Sanremo e l’ha subito amata… il perché lo capirete da soli credo. Il motivo principale è che il talento e la tenacia (che non è ostinazione sia ben chiaro) quando sono evidenti NON ANDREBBERO MAI CELATI, ma concessi al pubblico, ed il pubblico stesso saprà ascoltare e decidere da se.
Io ed Erika ci siamo visti poche volte. Ma ci siamo sentiti al telefono in questi anni quel tanto che basta per capirsi e “trovarsi”. Siamo riusciti a guardarci negli occhi anche solo attraverso le parole. Questo è il SUO dono più grande.
Per questo qualche mese fa nel mio libro (Rockstar a metà) ho voluto citarla nei ringraziamenti tra le persone che mi hanno lasciato qualcosa con la loro arte  (“Ad Amara per le iniezioni di autostima… brindo al tuo talento, certo che avrai una carriera luminosa!”)… concedetemelo, mi piace pensare di averle portato un po’ di fortuna quest’anno.
Altro su di lei non aggiungo… penso che ci “crederete” come ci credo io quando l’ascolterete (fatelo subito qui) dico solo che Amara è un esempio per tutti che la tenacia è fondamentale nella musica come nella vita. 

Il Direttore

“credo nelle preghiere anche se ognuno a modo suo
perché ogni luce è buona per accendere quel buio
e amore credo a quello che non so scordare,
amore resta amore, amore non te lo dimenticare…”