7 Gennaio 2019
di Direttore Editoriale
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7 Gennaio 2019

Ghali, un lungo video documentario per distinguere il fenomeno dalla musica e tornare a respirare

Con un lungo video documentario Ghali si mette a nudo confessando le paure e le pressioni derivanti dal successo. E ne prende le distanze

Ghali
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Ghali è senza ombra di dubbio uno dei fenomeni musicali degli ultimi anni.

Ecco in questa introduzione si nascondo già le parole chiave di questo articolo e, sopratutto, del malessere manifestato attraverso un lungo video pubblicato su YouTube, dall’artista qualche giorno fa.

Fenomeno e Musica.
La prima parola letteralmente potrebbe indicare qualcuno che è oggetto di meraviglia e di ammirazione, con particolare riferimento alla bravura. Ma quella stessa parola ha un rovescio della medaglia. Il fenomeno è qualcosa che non puoi non notare, nel bene e nel male, è una parola che se ti viene affibbiata genera aspettative e, spesso, ha il sapore di qualcosa di temporaneo, di un macigno che genera ansia… devi fare sempre meglio e, la definizione di meglio, non è purtroppo oggettiva in questo caso.

Un artista può fare un bellissimo disco e non essere capito. Il mondo della musica è disseminato di bellissimi dischi dimenticati o ignorati e di artisti logorati da ciò.

Musica, per l’appunto, è la seconda parola. E non necessità di spiegazioni. È arte ma, allo stesso tempo è, per necessità, un lavoro e pertanto vive parallelamente al business.  Un business, oggi come ieri, sempre più difficile da gestire tra streaming, numeri, certificazioni, ascolti, visualizzazioni, sold out, instore, promozione… siamo seppelliti da numeri, numeri che cadono dall’alto e fracassano le note provocando troppo spesso sonori mal di testa agli artisti.

La musica può nascere in due modi, studiata a tavolino oppure dall’anima. La seconda possiamo chiamarla musica, per la prima ancora non troviamo una definizione, forse show business. Perché la musica resti nel tempo ci sono persone che devono pensare a tutto quello che serve a vendere la musica e poi c’è l’artista che deve sentirsi libero di buttare fuori quello che ha dentro, che deve essere sincero con il proprio pubblico e rispettare se stesso. E questo ha poco a che spartire con i numeri.

Succede che invece oggi l’artista, oltre alla consapevolezza di essere quella che in gergo viene chiamata in un modo crudo, “mucca da mungere”, oltre alle pressioni esterne, deve essere il primo promotore di se stesso.

Non basta più cantare e comporre canzoni e presentarla in concerto. Oggi deve realizzare tot foto al giorno per i suoi social, realizzare con continuità stories, invitare a stremmare il proprio pezzo, organizzare streaming day. Oggi l’artista è il venditore stesso e tutto ciò, inevitabilmente, per quanto possa fingere sorrisi, porta via energia e spontaneità alla propria arte, e logora.

Come è successo a Ghali che, come dicevamo nell’intro ha realizzato un documentario di 39 minuti, Dal palazzo ai palazzetti, in cui si apre a 360° e, con la sincerità che lo ha sempre contraddistinto, esterna il proprio malessere.

Cioè non voglio, non voglio, non voglio permettere che questo meccanismo in cui sono entrato, e che è inevitabile entrarci, mi faccia fare la musica nel modo che ho sempre odiato, nel modo che ho sempre non voluto… io voglio fare musica perché mi piace!

Con questa parole parte lo sfogo di Ghali in cui ripete per tre volte un concetto molto chiaro che farebbe rizzare i capelli a qualsiasi discografico… Non voglio.

L’artista continua…

I pezzi fighi che ho fatto li ho fatti perché mi stavo divertendo, perché avevo la mente libera, perché non mi interessava di strategie.
Io quest’anno ho avuto una pressione allucinante per sto cazzo di pezzo che non è uscito, per sto Cara Italia che mi ha oscurato e che è difficile fare uscire un’altra roba… addirittura certe persone è come se avessero smesso di crederci.

Io stavo lavorando al tour e avevo la mente completamente impegnata nel tour e non riuscivo a fare nient’altro, avevo mille pensieri, mille cose che vanno bene, devo stare attento a quello là… tutte cose che non mi facevano lavorare bene alla musica. La mia creatività quest’anno è andata tutta sullo spettacolo.

Il video si alterna con immagini che ritraggono lo in vari momenti della sua carriera, dai palazzetti allo studio di registrazione, dal passato al presente. Immagini caratterizzate dall’entusiasmo, quello stato d’animo che muove l’artista e che ha avuto seriamente paura di perdere per strada…

Ognuno credo che sia qui per un motivo. Io ad un certo punto mi sono guardato allo specchio e mi sono detto – bene, io da dove arrivo? cosa ho visto, da che situazioni vengo, cosa mi posso permettere e cosa non mi posso permettere. Chi sono? – ho accettato me stesso e l’ho accettata questa cosa, sono un cazzo di strumento ed ogni cosa che farò dimostrerà che tutto è possibile…”

Un sogno che prende vita e che viene ripercorso in questo video. Dalle immagini d’infanzia ai primi live, dagli incontri nelle carceri minorili al tour nei palasport, attacchi d’ansia pre-show compresi

Si tratta essenzialmente di un viaggio che permette a noi spettatori di conoscere meglio il ragazzo dietro l’artista e, sopratutto, permette a Ghali di ricordare quello che ogni grande artista non dovrebbe mai dimenticare… da dove viene e dove, in qualsiasi momento si può tornare, soprattutto se si perde di vista l’essenza della musica stessa e ci si lascia trasportare dal successo.

Durante le prove ad un certo punto era sempre un – chissà come andrà, chissà se piacerà, magari piace solo a me, è un mio viaggio… – e ci sono  state certe persone che prima di vedere lo spettacolo si sono comportate in un certo modo, prima di vedere lo spettacolo avevano quasi perso la fiducia in me, credevano fossi fermo, che non sapevo più fare le cose. Gente che veramente è stata, gente a cui veramente il successo ha dato alla testa e si è dimenticata dell’amicizia, del fatto che siamo ragazzi, non siamo robot.

Ed è successa anche una cosa che mi fa piacere, ma che mi fa ragionare tanto, è successo che certe persone prima di vedere lo spettacolo si erano arrese nei miei confronti nel senso che – Ghali non sta facendo uscire musica, quello è uscito Ghali no, Gialli non è più capace – poi hanno visto lo spettacolo e subito la sera – dai torniamo a lavorare, facciamo, facciamo, facciamo – ma scusa che cazzo credevi? Un giorno questo tour mi ha fatto capire tante cose e appena è finito ho preso delle decisioni importanti… non so cosa potrà succedere, non so cosa mi succederà domani però adesso viaggerò con questo bel ricordo e porterò nuove cose, nel 2019 voglio fare grandi cose.”

Vi consigliamo di prendervi il vostro tempo, che siate fan, artisti o addetti ai lavori, e guardare integralmente questo video che trovate anche in fondo all’articolo. Immagini che fanno ben sperare per il futuro artistico di Ghali e che, speriamo, possa essere anche un modo per aprire gli occhi anche per tanti artisti che forse stanno perdendo di vista la musica in una corsa senza sosta in cui si rincorrono i numeri e dove prima o poi, inevitabilmente, si inciampa.

Tutto quello che vedrete è intinto di sincerità e a dimostrarvelo il fatto che, come le grandi star, in questo momento Ghali avrebbe potuto permettersi di vendere a suon di soldoni questo video documentario a Netflix ma era ben conscio che questa lunga riflessione doveva essere alla portata di tutti, senza distinzioni. Chiamasi coerenza, dote rara di questi tempi.