19 Aprile 2016

LUIGI TENCO: perché un film non può bastare

Donato Santoianni racconta Luigi Tenco e le sue canzoni. Un'artista che non cantava solo d'amore. Una storia che non è solo un brutto epilogo

luigi tenco
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Pierpaolo Pasolini sosteneva “Non appena uno è morto si attua, della sua vita appena conclusa, una rapida sintesi. Cadono nel nulla miliardi di atti, espressioni, suoni, voci, parole, e ne sopravvivono solo alcune“.
Ho pensato a questa frase quando mi è stato chiesto dal Direttore di All Music Italia cosa ne pensassi di come ancora oggi, spesso, si ricorda Luigi Tenco per la sua storia d’amore con Dalidà o per la cronaca di quel famoso Festival di Sanremo.
Parlando al telefono mi ha chiesto “ma era davvero solo questo?” Ho pensato alla frase di Pasolini e mi sono chiesto, chissà quanto avrebbe raccolto Tenco se le cose fossero andate diversamente. Subito dopo ho pensato a quei miliardi di atti, a quelle parole, canzoni, pensieri e idee che sono state riassunte, in un attimo, in un colpo di pistola e in una storia d’amore.

Non nego che quando vedo racconti alla televisione, ricostruzioni sull’artista, o semplicemente cover di qualche suo brano ( sempre i soliti due, come se avesse scritto solo quello ) ho la netta impressione che di Luigi Tenco non si è capito poi molto. Ho la sensazione che tanti di quelli che cantano quei brani, magari fingendo commozione sul finale, di Tenco conoscano solo quel riassunto da Wikipedia o un telegrafico elenco: Cantautore – Suicidio – Dalidà, tipico di una serie tv, ma poco rappresentativo. Per carità, parole chiave, per una sceneggiatura di un film che colpisca, o per una rapida ricerca su Google, forse per ricordarsi il nome, ma troppo poco per qualcuno che ai miei occhi è stato un grande dono artistico italiano, a prescindere da tutto il romanzo.

Per me Luigi Tenco è stato un importante protagonista e un rivoluzionario del metodo comunicativo, ma lo sarebbe ancora oggi, se fosse al suo decimo album, al duecentesimo concerto o magari al primo romanzo. Lo sarebbe ugualmente anche senza quel “colpo di pistola” ma soprattutto senza Dalidà. Per questo voglio raccontarvi qualcosa in più, di diverso dalle solite due canzoni o dalla cronaca mischiata con Rosa e Nero a seconda delle esigenze, qualcosa che mi piacerebbe vedere in un film o in un programma su Tenco. In realtà non sarò io a farlo ma userò le sue stesse parole su tematiche diverse, che ho letto e memorizzato negli anni.

Tenco ha scritto delle bellissime canzoni d’amore, questo è vero! Eppure, da quello che ho assimilato io, non era la sola forza propulsiva della sua canzone. Scriveva anche d’amore ma di quelle stesse canzoni d’amore ne parlava così.

La musica decadente è un ritornare sui temi “amore, fiori..un compiacimento formale, ma una mancanza di sostanza. Chi non usa un nuovo linguaggio oggi che ragazzi, radio, stampa e televisione sembrano disposti ad ascoltare o ha degli interessi economici o se ne frega. E’ questo il giudizio negativo che ne scaturisce.

Era questo il suo giudizio, ovviamente non nella loro totalità, citando lui stesso in quella stessa intervista come grandi canzoni brani di Endrigo, Lauzi che riteneva di bellissima fattura. Era sicuramente una parte importante, ma non è stata la sua unica natura e dal mio punto di vista nemmeno la più rappresentativa della persona, dell’uomo Luigi Tenco. Ha scritto grandi canzoni d’amore, è vero. Ma se volete davvero avere un quadro completo, per quanto possibile, ascoltatele tutte, una per una, una per ogni tema e capirete che Luigi Tenco era molto di più di una copertina di un giornale sulla sua storia d’amore tra lui e Dalidà.
Tenco e Dalida, la coppia vincente del prossimo festival. Che notizia golosa per i giornalisti! Io, ho permesso agli altri di ricamarci sopra, ma se mi conoscessero veramente, come potrebbero crederci?

Vi cito solo due di quelle canzoni, che trattano temi diversi da quelli già conosciuti, sperando di far scattare in voi lo stesso stupore che hanno donato a me, ma soprattutto con l’intento di mettere al centro le canzoni, l’autore, e non tutto il resto. Luigi Tenco era Protesta, Amore, Guerra, Esistenzialismo, Rivoluzione, Intelligenza, Onestà. Luigi Tenco era un insieme molto più ampio di temi, storie, pensieri, idee.

Una vita inutile ad esempio, è una lucida critica alla borghesia, a quella società in cui diventare “qualcuno” non può rappresentare una vittoria, se quel qualcuno è ciò che gli altri vogliono di te e non quello che sei veramente. Un concetto complesso espresso con una semplicità disarmante. Un pensiero semplice ma nella sua semplicità estremo. Un testo moderno, anche nel 2016, forse ancora di più.

Una vita inutile vivrai se non diventerai qualcuno;
questo diceva a me un signore e la sua casa era una reggia.
Una vita inutile vivrai se non saprai capire il mondo;
questo diceva a me un poeta che conosceva mille parole.

Provai ad essere qualcuno però sono rimasto nessuno, provai a diventare un poeta, ma il mondo non ho capito ancora.
Una vita inutile vivrai se non farai di te quel che vuoi,
mi disse un uomo guardando il mare, una vita inutile vivrai.

 

E’ chiaro che per chi di Tenco conosce solo Mi sono innamorato di te, Vedrai Vedrai, sentire queste parole in E se ci diranno può sembrare del tutto inedito. Invece nella sua più istintiva natura, la ribellione, l’opporsi alle ingiustizie ma soprattutto la denuncia, erano la vera spinta comunicativa. Tenco era soprattutto questo! E ancora oggi quella sincerità risulta essere di grande impatto.

E se ci diranno
Che per rifare il mondo
C’è un mucchio di gente
Da mandare a fondo,
Noi che abbiamo troppe volte visto ammazzare
Per poi dire troppo tardi che è stato un errore,
Noi risponderemo, noi risponderemo
No no no no no no no no no.

E se ci diranno
Che nel mondo la gente
O la pensa in un modo
O non vale niente,
Noi che non abbiam finito ancora di contare
Quelli che il fanatismo ha fatto eliminare,
Noi risponderemo, noi risponderemo
No no no no no no no no no.

E se ci diranno
Che è un gran traditore
Chi difende la gente
Di un altro colore,
Noi che abbiamo visto gente con la pelle chiara
Fare cose di cui ci dovremmo vergognare,
Noi risponderemo, noi risponderemo
No no no no no no no no no.

E se ci diranno
Che è un destino della terra
Selezionare i migliori
Attraverso la guerra,
Noi che ormai sappiamo bene che i più forti
Sono sempre stati i primi a finir morti,
Noi risponderemo, noi risponderemo
No no no no no no no no no.

Sono solo due dei tantissimi brani scritti dal cantautore piemontese, che trattano temi diversi dall’amore, meno romantici forse, ma molto più incisivi, dal contenuto ideologico.

Vi posso raccontare che secondo me andrebbe fatto un film su questo Tenco, che bisognerebbe raccontare questo artista, le sue idee forti, le sue battaglie ideologiche. Vi posso dire che cosa ho imparato da lui e dalle sue canzoni. Ho imparato il vero senso dell’essere cantautore, la vera definizione di un uomo, o meglio ragazzo, che ha scelto di fare del mezzo comunicativo “canzone” uno spazio sul quale elencare a punti un manifesto, il suo personale manifesto. Un elenco di cose da cambiare, di guerre da evitare, di questioni sociali da affrontare, di lotte nel quale schierarsi. Mi ha insegnato che un vero cantautore non può stare nel mezzo, deve dire la sua, deve farlo sempre. Deve affrontare la censura, deve affrontare l’opinione degli altri, deve parlare con la gente, e deve parlare alla gente di questioni importanti, complesse, ma con semplicità. Deve spesso affrontare dei compromessi ma non deve mai accettarli come giusti, come leciti. Deve parlare di tutto, anche d’amore, ma deve avere SEMPRE un’opinione da esprimere.

Ma Pasolini forse aveva ragione, per fare un film bastano quelle poche cose, una pistola, una stanza d’albergo e una donna amata. Tutto il resto è inutile, forse, per una sceneggiatura. Tutto il resto invece, quelle espressioni, voci e parole, messe in ombra, sono l’unica cosa che conta per me! E spero diventi così anche per voi che oggi leggete questo articolo.