3 Maggio 2016

L’Europa e FEDEZ sgretolano il monopolio SIAE. E ora che succede?

Fedez lascia la Siae e affida i suoi brani a "Soundreef". Ma cosa comporta questo in termini pratici? De lo spiega l'Avvocato Guido Scorza

fedez
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La notizia è rimbalzata, durante l’intero week end del 1° maggio online e offline, trovando spazio nelle colonne dei giornali blasonati e dei telegiornali dei grandi broadcaster: Fedez ha revocato alla SIAE il mandato per la gestione del suo intero patrimonio autorale ed editoriale ed ha deciso di affidarsi alla Soundreef.

Non sono qui per demonizzare la Siae” ha tenuto, subito a precisare Fedez.
E poi ha spiegato le ragioni della sua scelta.

Esattamente un mese fa mia madre, con cui lavoro, mi porge dei rendiconti della Siae relativi al 2013, e nel 2013 non c’era ancora Renzi e avevamo papa Ratzinger.  Soundreef mi dà delle alternative molto più fresche e trasparenti. Leggo ad esempio di questa iniziativa di Soudreef: vogliono eliminare i borderò cartacei, per i concerti, che verranno pagati come in uno shazam 2.0. Una cosa che in Italia suona ‘strana’, ma per me è innovativa”.

Quello che sto facendo oggi – ha detto, alla sua maniera, senza lasciare spazio all’immaginazione né a filtri e ingessature lessicali – è giocarmi il culo insieme a loro, perché io gli sto dando tutto il mio patrimonio autoriale. Vediamo come va, io sono fiducioso”.

SIAE, dal canto suo, ha risposto alla decisione dell’artista, con raro fair play, attraverso un comunicato stampa:

Abbiamo saputo e preso atto della scelta di Fedez e certamente ci dispiace perdere uno dei nostri 80.000 associati. Continuiamo a stimare ed apprezzare Fedez come autore e come artista e tuttavia riteniamo che talune sue dichiarazioni siano frutto di una non corretta informazione. Dal canto nostro, siamo invece contenti di annunciare che dal 1 gennaio 2015 a fine marzo 2016 circa 6.000 nuovi autori under 31 si sono iscritti a SIAE.”.

La decisione di Fedez – che è, tutto sommato, solo la scelta personale di un autore per quanto famoso ed apprezzato dal grande pubblico – ha fatto tanto rumore perché si tratta di una delle prime volte, dopo oltre 130 anni, che un autore italiano decide di voltare spalle alla SIAE e rivolgersi ad una società di intermediazione dei diritti europea.
Un segnale importante di sgretolamento, erosione e, forse, imminente cedimento di uno dei monopoli più longevi d’Europa quello che la legge sul diritto d’autore italiana ha, sin qui, garantito alla Società Italiana autori ed editori.
Da oggi – anzi da ieri – si cambia o, almeno, cambiare è possibile.

Più che attardarsi a discutere della scelta di Fedez che, evidentemente, può piacere o non piacere, essere condivisa o meno, vale, quindi, la pena spiegare perché oggi, per un autore e/o editore è possibile scegliere a chi affidarsi per la gestione ed intermediazione del proprio patrimonio di diritti d’autore.
La risposta, più semplice di quanto non si pensi, è in una manciata di caratteri – per la verità pubblicizzata meno di quanto avrebbe meritato – contenuta in una Direttiva dell’Unione europea [ndr la 26/2014/UE] che stabiliscono, senza se e senza ma che “I titolari dei diritti hanno il diritto di autorizzare un organismo di gestione collettiva di loro scelta a gestire i diritti, le categorie di diritti o i tipi di opere e altri materiali protetti di loro scelta, per i territori di loro scelta, indipendentemente dallo Stato membro di nazionalità, di residenza o di stabilimento dell’organismo di gestione collettiva o del titolare dei diritti.” [cfr art. 5, comma 2].

Trecentonovantadue caratteri spazi inclusi per dire quello che nella più parte d’Europa era ovvio da tempo ma non in Italia e nella Repubblica Ceca – unici due Paesi nei quali esistono monopoli legali sull’intermediazione dei diritti d’autore – : i diritti d’autore appartengono ad autori ed editori e tocca a loro e solo a loro scegliere a chi affidarli in gestione sulla base delle garanzie di trasparenza, efficienza, rapidità e fiducia che le diverse collecting europee sono e saranno in grado di offrire al loro pubblico.
Il mercato europeo della gestione e dell’intermediazione dei diritti d’autore è, in sostanza, ormai libero e, quel mercato, finalmente, riguarda anche il nostro Paese giacché le disposizioni contenute nella Direttiva – in assenza di un tempestivo recepimento da parte del nostro Governo entro il termine scaduto lo scorso 10 aprile – sono ormai, in buona misura, in vigore anche in Italia.

La sostanza è, dunque, che la scelta di Fedez – non necessariamente di affidarsi a Soundreef ma ad un’altra qualsiasi delle tante società di intermediazione dei diritti operanti in Europa – può essere imitata o non imitata e che a scegliere, ora, tocca davvero solo ai titolari dei diritti.
Liberissimi di restare fedeli alla Società italiana autori ed editori o di “tradirla” per un’altra collecting europea.
E’, peraltro, evidente – ma su questo varrà la pena di tornare nei prossimi giorni – che non tutto sarà semplice come sembra: al di là dell’ostentato fair play, probabilmente, SIAE cercherà di fare l’impossibile per tenersi stretti i propri “clienti” e, a prescindere da SIAE, è urgente che Parlamento e Governo, anziché continuare a tergiversare sull’opportunità o meno di dare una “spallata normativa” al monopolio SIAE, si affrettino a dettare regole capaci di recepire, in modo puntuale, la Direttiva europea e di garantire che la liberalizzazione del mercato dell’intermediazione produca vantaggi per tutti e non trasformi il mercato in un farwest.

NOTA DI TRASPARENZA: Tifo per la liberalizzazione del mercato da quando conosco SIAE e penso e scrivo cose analoghe sin da tempi non sospetti, ma trovo giusto – specie all’inizio di un percorso – che i lettori sappiano che assisto professionalmente Soundreef.