7 Settembre 2016
di Cantautore, autore e giornalista
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7 Settembre 2016

Lettera a POVIA e pure a me

Povia parla in tv di droga e della sua esperienza. Enrico Nascimbeni gli scrive perché crede sia meglio dispensare incertezze che "certezze"

povia
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Premessa.
Negli scorsi giorni è andata in onda su Rai 3 una puntata del programma Vertigo in cui è stato ospite Povia che ha parla della droga e della sua esperienza personale al riguardo.
Alcune affermazioni di Giuseppe non mi sono piaciute e, come spesso capita, non mi sono tirato indietro dal comunicarglielo pubblicamente.

Ho cercato sul web il video del suo intervento ma non sono riuscito a trovarlo, volevo rendervi più chiara la situazione per questo vi incollo gli screenshot del mio botta e risposta avvenuto pubblicamente su Facebook e che hanno portato a questa lettera aperta.

povia nascimbeni povia nascimbeni
Caro Giuseppe
Qua si “sta come d’autunno sugli alberi le foglie“. Perchè forse siamo solo foglie. All’inizio della nostra vita verdi e baldanzose. Poi passano gli anni. Ingialliamo nel nostro autunno Siamo un po’ stanchi. Disiillusi. Incazzati. Ogni giorno ci diciamo (perché abbiamo scelto l’arte) che forse meritavamo di più. Ma altrettanto personalmente ringrazio per quello che ho avuto e di più probabilmente non meritavo e non merito. E la colpa è mia e solo mia. Mica degli altri.

Così “potenza della lirica (e dei social) dove ogni dramma è un falso” ci siamo ritrovati a discutere su questo social. Io, sbagliando a darti dello stordito, e tu sbagliando a darmi dell’idiota e del compagno radical-chic. Compagno per me non è un’offesa. Radical-chic no, non mi pare di esserlo. 
La tentazione, anche per me, nei luoghi telematici, di pontificare è fortissima. E sbagliamo. Dovremmo solo dare e insinuare incertezze, non certezze ( che personalmente non ho). Se facciamo i guru poi magari chi ci legge pensa che veramente abbiamo ragione. E chi ha sempre ragione, anzi pensa di aver sempre ragione, a me fa paura. 
Abbiamo scazzato sulla visione di come affrontare il problema delle droghe. Tu hai pubblicamente detto di aver fatto uso di sostanze pesanti e di aver smesso grazie a… Affari tuoi meglio per te. Felice per te.
Ma come lo hai detto e “la cura” che hai proposto o accennato non mi ha convinto. Non penso tra l’altro, come pensi tu che il passaggio da una sigaretta alla canna sia quasi obbligato. Penso sicuramente che anche le sigarette, che purtroppo fumo, siano una sostanza, una droga. Eccome se lo sono. E soprattutto ci sono persone qualificate per aiutare realmente e con cognizione di casua. Lasciamoli lavorare. Non sostituiamoci a medici, psicologi, analisti, psichiatri. Ci sono i centri di recupero e chi ci lavora dentro. Lasciamoli lavorare.

Non sono un santo. Ho avuto, come te, pure io le mie esperienze distruttive. Che non per forza devono chiamarsi cocaina, eroina, lsd, crak, metaanfetamine, ectasy etc… E nemmeno per forza si devono chiamare alcol, che è una droga di stato legalizzata, come le sigarette . Ci sono altri modi di rovinarsi la vita e rovinarla agli altri. Ma certo non è qua (ne in tv) che mi confesso. O sono più vigliacco di te o più riservato. Vedi tu.

Ecco questo ti volevo dire. Insomma forse ti ho detto tutto e niente. E magari sono stato banale. Ma l’ho detto con il cuore. E con nessun rancore.
Dovremmo vivere di empatia, non di odio. Facile a dirsi, difficile da applicare.
Buona vita Giuseppe e ti auguro tanti e tanti successi, nell’arte e soprattutto nella quotidianità. Che è l’arte più difficile da realizzare.
Enrico

 

NOTA DELLA REDAZIONE: ovviamente le nostre pagine sono aperte a Povia in caso volesse replicare.